
Islanda ed elfi: qui ci credono davvero
In Islanda il freddo spazzola tutto. L’erba è bassa, come ripiegata su se stessa, per schivare il vento. La gente si lascia cadere la neve addosso mentre conversa o va a fare la spesa. D’inverno, un profano si chiede: «Ma come fanno a viversela serenamente?». Ora: a parte il fatto che basta una nevicata a Milano per farci la stessa domanda, nella terra del ghiaccio dove le stagioni calde sono invece spettacolari e clementi e spargono ovunque fiori violetti, c’è grande ottimismo. Infatti l’Islanda sta superando dignitosamente la crisi economica che l’aveva messa in ginocchio nel 2008 senza bisogno di puntellare le banche con i sacrifici della popolazione. Per riscrivere la sua Costituzione è ricorsa (primo paese al mondo) alle consultazioni tramite i mezzi telematici. Persino il contadino nella landa più dispersa, imbalsamato dalle intemperie, parla l’inglese. Sulla carta, sembra un incontestabile modello di razionalità. Sembra.
«Avevo 4 o 5 anni, giocavo a nascondino con gli amici e mi sono nascosta dietro una roccia. All’improvviso il mondo intorno a me si è dissolto, le voci degli altri bambini si sono attenuate e nella parete rocciosa si è aperta una porta. Una bellissima donna vestita di verde scuro è apparsa sulla soglia e mi ha invitata a entrare per assaggiare qualche dolcetto alla sua festa. Le ho risposto di no, che poteva passarmene qualcuno attraverso la porta, se ci teneva. Allora si è lanciata in avanti per afferrarmi e tirarmi dentro. Ho strillato terrorizzata ed è sparita immediatamente. La porta è scomparsa e tutto è tornato alla normalità». A raccontarlo in Islanda è un’anziana signora distinta, le mani rugose raccolte educatamente sui bottoni di un cappottino di taglio sobrio, i capelli ben pettinati e corti per praticità. Difficile pensare che indulga in segreto nell’assunzione del peyote per allargare i confini delle percezioni.
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