Turchia piena di grazia e talento: Elif Nurşad


Tutti vogliono Elif Nurşad, in Turchia ma anche in America: il New York Times l’ha recentemente inclusa fra i nuovi talenti da tenere d’occhio sulla scena turca. Giovane artista di protesta, si esprime con la pittura, l’arte murale, e le graphic novels: da quattro anni disegna la storia My father & My Master per il magazine turco di fumetti Bayan Yanı, completamente gestito e realizzato da sole donne. Impegnatissima in giro per il mondo fra mostre e nuovi progetti, Elif ha trovato il tempo per dare il suo contributo all’intervista corale del numero di Agosto di Marie Claire in cui abbiamo chiesto a una serie di personalità native del Mar Mediterraneo di raccontare le proprie riflessioni sul mare più ricco di storia e di diversità del pianeta, tanto da potersi considerare un “sesto continente” liquido.

«La missione dell’artista consiste anche nell’abbattere i confini» ci ha detto. «Ma è inevitabile sentirsi miracolati dalla varietà e dalla ricchezza di questa geografia. Le cose che hai intorno ti ispirano: impari la dolcezza dai fichi, la consapevolezza da un aspro limone, e la capacità di sorprenderti sempre come quando apri un melograno per la prima volta. Queste terre offrono bellezza, gentilezza e storia indescrivibili e intense. Vorrei essere nata nel tredicesimo secolo, così da aver assistito alla costruzione del castello di Alanya, nel sud della Turchia, sulle rovine bizantine e romane e proteso sulle acque. Un posto da amare, come la Baia di Kabak, a Fethiye, dove una volta mi sono persa mentre raccoglievo salvia sulle montagne e il mio cuore, per l’emozione, si è ridotto a un bocciolo di zagara».

Elif è figlia di un artista e una maestra, ma in famiglia dipingono tutti e lei ha iniziato ad appena cinque anni. È praticamente cresciuta nella galleria d’arte del padre a Sultanahmet, una zona prestigiosa di Istanbul visitata intensamente dai turisti. «Mi piace immaginare i quadri che mio padre vendeva appesi ai muri di centinaia di case in giro per il mondo», dice. «Già da giovanissima, anche i miei dipinti venivano inseriti nelle collezioni e avevo anch’io la mia fetta di ammiratori in Turchia. Il fumetto My father & My Master racconta proprio la storia di mio padre e della sua galleria che è rimasta lì per 31 anni, e ora è stata costretta alla chiusura per fare posto a un hotel Hilton. Ho realizzato anche uno cortometraggio di protesta su questa ingiustizia, lo proietterò alle mie mostre». Per chi guarda la Turchia da fuori con pregiudizio la vita di Elif potrebbe sembrare fuori dagli schemi, ma non lo è poi così tanto. «In Turchia le donne non sono stereotipate, ne trovi di ogni tipo. Ma ammetto di essere diversa dalla maggioranza. Non ho un legame sentimentale fisso, ma non escludo l’amore e la possibilità di fare figli. Ma per ora amo troppo la mia libertà».

Le sue opere, che ormai hanno valicato i confini della Turchia, sono graffianti e aggressive e arrivano dritte al cuore. Anche quello del produttore Carmine Errico, anche lui “cittadino” del Mar Mediterraneo, che l’ha voluta nell’ultimo videoclip del duo puglise Tenko e Scriba, originari di Toritto in provincia di Bari. «Carmine Errico era in visita alla nostra galleria d’arte nel quartiere di Sultanahmet, a Istanbul, e ha comprato uno dei miei quadri», racconta Elif. «Abbiamo fatto una chiacchierata interessante e ci siamo scambiati i contatti. Dopo qualche tempo mi ha chiamata per offrirmi di recitare nel clip della canzone Parte tutto quanto. Voleva filmarmi mentre dipingevo. A dire il vero, non era un bel periodo. Non dipingevo da un po’ e mi sentivo bloccata. Poi, non avevo confidenza con questo tipo di progetti. Ma nello stesso tempo, sentivo il bisogno di qualcosa che mi sconvolgesse per ritrovare ispirazione, e ho deciso di accettare. La regia è stata affidata al giovane Orçun Berham, anche lui originario della Turchia. Non abbiamo fatto prove: tutto si è svolto spontaneamente».

Infatti, per Elif, l’esperimento è stato molto stimolante: «Artisti che provengono da geografie, culture e discipline diverse, che non si conoscono tra loro, si riuniscono tutti insieme e diventano un organismo unico. Questo progetto è speciale per me perché il testo di una canzone hip-hop italiana finisce per esprimere il mondo di una donna in Turchia. È la prova definitva che l’arte supera i confini, infrange le regole e i divieti e scavalca tutto. Il tempo passato insieme per realizzarlo ha fatto bene a tutti, umanamente e artisticamente». Sulla possibile entrata futura del suo paese nell’Ue, però, Elif non è esattamente ottimista: «Temo il caos, il rischio di diventare una colonia senza più identità. La situazione in Grecia mi sembra un esempio lampante di quello che potremmo trovarci ad affrontare anche noi». Come darle torto?