Invisalign, le cose che il dentista non ti dirà


Invisalign, una parola sconosciuta a molti. Soprattutto a quei fortunati che perdono i denti da latte e li sostituiscono subito con una chiostra perfettamente allineata, incuranti del dramma di chi si ritrova in età adulta a gestire un mix di gengive, canini, incisivi e molari gettati a caso.
La mia, di dentatura, ha subito molte variazioni negli anni. Da bambina era solo vistosa per gli incisivi grandi come due mattonelle del bagno, con una fuga centrale molto ampia. Poi il vizio di succhiare il pollice fino alla 4° elementare ha iniziato a spingerli da dietro, colmando lo spazio. Con la comparsa dei denti del giudizio, le mattonelle si sono sollevate in avanti come la porta basculante di un garage mentre i denti inferiori, nel panico dell’affollamento, spingevano giù un canino che è rimasto appeso alla gengiva, solitario e celato dal labbro.

Per decenni, grazie all’onnipotente presunzione giovanile, e a quel sentimento ormonale che distrae i ragazzi costringendoli a fissare le ragazze dal collo in giù, nessuno dei miei estimatori ci ha fatto mai troppo caso. Uno solo, quando ormai la relazione era un po’ logora, mi ha detto che a volte la dentatura sembrava uscirmi dal cranio. Ha fatto una brutta fine. Poi è arrivata l’età delle devitalizzazione e delle capsule a oltranza, e i primi inviti dei dentisti a dare una sistematina («non è bello quando vai in tv») che ormai, grazie a lunghe sedute davanti allo specchio, ero riuscita a celare con sorrisi di forma e ampiezza calcolata. Alla fine, un po’ perché a imbruttirti da vecchia ci pensano già quei tre millimetri di naso che crescono ogni dieci anni, un po’ perché le labbra si ritirano con la deriva del collagene erodendo ogni possibilità di nasconderli, ho deciso di sistemarli con Invisalign, il futuristico sistema di mascherine trasparenti che si cambiano regolarmente, a mano a mano che la dentatura viene smossa per frazioni di millimetri (No, non ho preso un euro da Invisalign, gliene ho dati tanti).
Arrivata quasi a metà del trattamento – con vistosi, bellissimi miglioramenti – ho sentito il bisogno di spiegare a chi si accosta a questo tipo di cura cosa non saprà mai in anticipo dal dentista, e cosa si deve aspettare. Tanto, dopo, lo farà lo stesso.
Premessa necessaria per maggiore comprensione del testo: il tempo ottimale di utilizzo di Invisalign è di 22 ore al giorno. Ciò vuol dire che avete solo 2 ore per fare tre pasti e lavare denti e mascherine.
Il trattamento consiste nel cambiare a scadenze stabilite dal medico, che vanno rispettate senza confrontarsi con gli altri, delle sagome di plastica trasparente chiamate “mascherine”, che progressivamente si serrano sempre di più in modo da allineare i denti fra loro.

Dice il dentista: Invisalign è un trattamento completamente indolore.
Vero. Soprattutto in quei momenti in cui non ululi e bestemmi. La verità è che, soprattutto in età avanzata, i denti non sono affatto felici di spostarsi nel parodonto a una velocità superiore a quella che hanno deciso loro quando si stavano scompigliando. Per cui, inizialmente, fanno male. Per fortuna dura poco. Ogni paziente ha il suo iter, c’è anche qualcuno che non prova alcun dolore (da odiare quasi quanto quelli che hanno denti perfetti di natura). Negli Stati Uniti c’è chi si imbottisce di pain killers, ma a me pare esagerato. Nel mio caso, infilare la nuova mascherina risulta indolore fino al trascorrere della prima nottata. La mattina dopo, quando la levo, sembra che si stia sfilando via anche tutta la dentatura, e la prima volta ti fa paura. Siccome in quelle condizioni risulta impossibile masticare, facevo colazione con una zuppetta di latte di soia e plumcake. A pranzo mi arrangiavo in mensa e la sera ci davo giù di purea di patate. Al terzo giorno dopo il cambio di mascherina i denti resuscitano, si rassegnano e posso potevo o meno tornare alla bruschetta.
No, non è vero. Non ho mangiato una bruschetta quasi fino alla fine del trattamento.

Dice il dentista: Invisalign è un trattamento completamente indolore n.2 .
Stripping: tenete bene a mente questa parola che non ha niente a che fare con i club notturni. È la tecnica con cui il dentista fa spazio fra dente e dente limando via una frazione di millimetro di smalto passandoci in mezzo una sorta di limetta per unghie. È indolore ma vibra tutta la testa. Come se fra dente e dente ci passasse la metropolitana.

Dice il dentista: il tuo stile di vita non cambia.
In effetti è vero. Se escludiamo che a ogni pasto devo lavare i denti (ok, quello si faceva già) ma che durante il trattamento bisogna lavare anche le mascherine spazzolandole bene col dentifricio (a casa le facevo anche col detersivo per piatti). Che non ho bevuto più il cappuccino di soia delle 10.30 e il tè con biscotti delle 17.00 perché avrei dovuto rilavare le mascherine. Che ho smesso di mangiare anche solo una nocciolina salata fuori pasto (con le mascherine indosso non si può mangiare). Che ho cambiato taglia di pantaloni perché grazie a tutto questo ho perso un chilo al mese per un totale di tre (ok, questo è bello). Che dopo ne ho ripreso uno perché ai pasti mi abbuffavo sapendo che per ore non avrei mangiato più nulla. Che ai matrimoni non sai se levare le mascherine, metterle in borsa e scordarle per quelle quattro, cinque ore che dura in media il banchetto italiano, o rimetterle sui denti sporchi nell’attesa di ogni portata, anche se fra dente, cibarie e mascherina si forma la civiltà dell’armadietto C-18. E se escludiamo il grande dilemma «me le levo per baciare?», no, in effetti il tuo stile di vita non cambia affatto.

Dice il dentista: afte e taglietti compaiono solo nei primi giorni della prima mascherina.
Poi non si sente più nulla. Certo, come no. Ho fatto per settimane sciacqui con aloe per lenire le piccole lesioni sulla lingua. Il problema sono i bordi delle mascherine, tagliate a caso da una stampante in America, che a volte sporgono e sfilacciano i tessuti come lamette. Quasi subito mi è venuta una lunga cicatrice bianca all’interno di entrambe le guance e sta lì a fare da callo protettivo, non la sento più. La differenza con la prima mascherina è che dopo perdi la sudditanza psicologica nei suoi confronti. Per cui, se ti dà fastidio, la levi e la smussi bene con una limetta di metallo per unghie, senza ritegno. E doopo, è il paradiso. Alcune mascherine l’ho restituite che pesavano la metà della grammatura originale, per quanto le avevo limate. Sì, agli inizi un bravo medico ti chiede di riportare le mascherine usate come prova che le hai portate a sufficienze, anche se odorano di acquario sporco, perché sono fin troppi quelli che le portano un’ora al giorno e poi si lamentano che “non funziona”. Ps. quando una mascherina si rompe accidentalmente (a me non è mai successo) passate alla successiva, mai tornare indietro.

Dice il dentista: Invisalign è invisibile.
Questo è vero, scherzi a parte. In tre mesi di trattamento una sola persona mi ha chiesto «Ma hai fatto qualcosa ai denti? Sono lucidissimi». È la plastica a essere lucida. A volte sembra che la mascherina sia evidente perché i bordi non coincidono col dente e rimane dello spazio vuoto. Non se ne accorge nessuno, credetemi.

Dice il dentista: Invisalign non altera il linguaggio.
No, ferto. Infatti fe a ogni nuova mafcherina parlo per tre ore come Jovanotti e la lingua mi diventa felpata dopo averle lavate è colpa di un incantefimo. Qui ci vuole un po’ di impegno. Configlio la lettura di libri ad alta voce a cafa, per prendere confidenfa col corpo estraneo in bocca.

Dicono gli altri pazienti: a un certo punto ti dimentichi di indossarla.
Beati loro. Io, al centesimo giorno, mi guardavo allo specchio dieci volte al dì, mi fotografavo in continuazione (ho conservato una foto riuscita male in cui sembro un cammello, mi fa ridere tanto) e facevo composizioni al Photoshop tra prima e dopo, che poi mandavo ai miei amici. Però, solo portando Invisalign mi sono accorta che uno dei canini superiori era avvitato su se stesso. L’ho scoperto perché con lo spessore aggiuntivo della plastica, il dente inferiore ora ci batte.

Dicono gli altri pazienti: è impossibile portare le mascherine 22 ore al giorno.
E qui faccio la prima della classe spocchiosa: io, matrimoni a parte, le porto quasi 23 ore. Perché è possibilissimo impiegare 25 minuti per i due pasti principali e 15 per la colazione. Senza nemmeno precipitarsi. Provate a misurare il tempo e vedrete che forse lo avete sempre fatto senza saperlo. Sono disponibile per dare conforto a chi non ce la fa.

Ti trovi a pensare: «chissà quando vedrò i primi risultati».
Poi una mattina, intorno alla quinta o sesta mascherina ti specchi e ti sembra ci sia qualcosa di strano. Nel mio caso, con il palato molto profondo e le arcate strettissime, è successo alla sesta. Appena sveglia mi specchio e mi sembra di essere il manifesto dell’Ammazzavampiri, 1985. Prima, sorridendo, potevo contare la visibilità di tre soli denti per lato partendo dall’incisivo. Poi il buio delle fauci. Quella mattina ne contavo cinque. Il sorriso si era allargato come un salvadanaio e mi faceva impressione. Poi una collega mi ha carinamente detto «incredibile come stai cambiando connotati con l’Invisalign, stai a meraviglia!». E ho scodinzolato felice.

Pensi tu: Invisalign è un trattamento definitivo.
Sì e no. E l’ho scoperto solo dopo averlo iniziato. Un conto è drizzare i denti quando sei creta plasmabile, da bambino, un conto farlo a trenta-quaranta-cinquanta anni. Ciò non vuol dire che dopo tanta fatica ci si ritrovi a breve con i denti storti, di nuovo. Significa che bisogna prendere provvedimenti per tutta la vita, o almeno fino a quando i denti non decidono di abbandonarci (magari anche mai, conosco ottantenni che di loro ne hanno più della metà). La scelta varia fra le mascherine contenitive retainer da portare la notte, o un filo metallico fisso che tiene insieme il tutto. Lo usa una mia amica e ci si trova molto bene, anche se non le ho mai chiesto come fa a passare il dental floss. Personalmente, essendo una digrignatrice notturna, credo che opterò per la prima soluzione.

A questo articolo ne seguirà un altro dopo qualche anno dalla fine, perché di Invisalign recensioni non sono mai abbastanza.

Photo aperura by Caju Gomes on Unsplash