
Ok, ho appena mangiato le chips preparate con la farina di insetti
Se ne parla dal 2015, quando si diceva che all’Expo di Milano venissero serviti in qualche padiglione orientale ma se poi entravi e li cercavi, nessuno ti sapeva dire quale fosse. Per qualcuno gli insetti commestibili sono l’alimento del futuro, quanto di più sostenibile si possa allevare per sfamare una popolazione che nel 2050 potrebbe raggiungere i 9,8 miliardi, decisamente troppi per un pianeta “programmato” dalla natura a ospitarne circa uno e mezzo. Per altri sono “disgustosi” ,e paradossalmente, per la forza dell’abitudine e dei propri modelli neuronali costruiti sin dalla nascita, trovano più impressionante fra scrocchiare sotto i denti una cavalletta fritta che mettere nel piatto una fetta di bovino allevato e macellato in modi che non sono esattamente incruenti. Nel 2017 l’Unione Europea aveva inserito gli insetti fra gli animali da alimentazione a partire dall’anno successivo e ci si aspettava che dal primo gennaio avremmo trovato nei banchi frigo dei supermercati vaschette di larve, o grilli saltati in padella nel reparto gastronomia. Non è stato così, e sono passati ancora cinque anni prima che questo innovativo ingrediente entrasse in commercio anche nel paese della pizza e del parmigiano. Ma arriva nel modo più discreto possibile: in farina di insetti, mescolata con altri ingredienti che rende impossibile l’associazione con gli animaletti da cui è stata ottenuta. Il primo prodotto italiano che contiene insetti edibili lo ha messo in produzione Fucibo (un po’ di futuro, un po’ di cibo) che nell’aprile del 2022 ha lanciato le Extraordinary Chips ottenute con farine di insetti autorizzate dalla Comunità Europea.
Premessa importante: non mangio carne dal 1984, mentre il pesce posso mangiarlo di tanto in tanto, mi impressiona di meno perché mi è capitato di pescarlo a Terracina molto tempo fa e mi sono assuefatta a considerarlo una preda, anche se è nelle mie intenzioni ridurlo sempre di più dalla dieta per contribuire al ripopolamento dei mari. La carne degli animali terrestri, invece, sin da bambina l’ho sempre considerata un non-alimento, non riuscivo a dissociare lo sguardo del vitello, del pollo o del cavallo dalla fettina di carne nel piatto, tanto che per costringermi a mangiarla a volte mi ha madre non mi permetteva di alzarmi dalla tavola fino alle 4 del pomeriggio, convinta che altrimenti mi sarei ammalata per qualche carenza alimentare. In realtà ne ho mangiata poca anche allora grazie a una serie di strategie che andavano dall’imitazione della guancia del criceto, lo stivaggio in bocca di tutto ciò che avevo masticato per poi risputarlo in bagno, al lancio della fetta di carne dalla finestra nei momenti di distrazione di mamma, con la complicità dei cani randagi nella periferia degli anni 70 che facevano sparire le prove. Non credo che l’umanità smetterà mai di mangiare carne e pesce, anche perché non sapremmo come sfamare milioni di cani e gatti domestici, ma vorrei solo che tutti ne mangiassero drasticamente di meno – molta, molta di meno – in modo da far sparire dalla faccia della terra tutti gli allevamenti intensivi. A ogni modo, non credo che mangerò più carne manco quando verrà messa in commercio quella sintetica. L’idea di mangiare insetti, invece, non mi fa alcuna impressione e non chiedetemi perché. La mia teoria è che facciano parte da sempre dell’alimentazione umana ma che ce li siamo negati nel momento in cui ci abbiamo cominciato a selezionare la frutta scartando quella con i vermi, che sicuramente prima mangiavamo nei bocconi con la polpa, la buccia, il succo e tutto. Forse è perché riconosco che gli insetti sono ricchi di proteine, poveri di grassi e privi di colesterolo, contengono molto ferro e molte vitamine, sono altamente sostenibili e il loro allevamento non genera pandemie. Gli unici a cui non potrei mai fare del male sono i ragni, gli scarabei e gli scorpioni, che mi sono simpatici. Ma ho nutrito di camole uccelli e iguane domestici e non mi fa nessun effetto provare qualcosa di simile. Ho quindi deciso di assaggiare gli snack di Fucibo per immaginare quante possibilità di successo abbia qualcosa preparato, appunto, con la farina di insetti. Fucibo mi ha spedito due tipi diversi di chips, quelli all’aroma di formaggio e quelli alla pizza. Ho aperto per primi quelli all’aroma di formaggio.
La farina di insetti utilizzata è quella di Tenebrio Molitor, o larva gialla della farina, essiccata e polverizzata. Nel sacchetto ho trovato delle palline di mais croccanti un po’ più piccole dei puff di mais che abbiamo mangiato tutti almeno una volta nella vita. Ho messo in bocca la prima, cauta manciata e ho masticato. La consistenza è identica a quella dei puff. Il sapore cambia a mano a mano che si mastica. La prima sensazione è, appunto, quello delle palline soffiate di mais. Poi subentra un retrogusto piacevole di nuvolette di drago cinesi, e infine una “nota di coda” impercettibilmente piccante. In poche parole: sono molto gustosi. Essendo ricchi di proteine e di ferro sfamano molto e subito, non sono riuscita a mangiare più di mezzo sacchetto da 25 grammi senza sentirmi già sazia. Le chips di Fucibo apportano 450 Kcal per 100 gr, circa 112 per sacchetto, contengono 2,1 grammi di grassi per etto, 57 grammi di carboidrati, 4,2 di fibre e ben 15 di proteine che per una come me, dal peso fluttuante intorno ai 50 chili, significa circa 1/3 del fabbisogno giornaliero. Non ho sperimentato alcuna reazione allergica, ma è bene sapere che le farine di insetti devono essere evitate da chi soffre di allergie da crostacei perché potrebbero scatenare lo stesso tipo di reazione, essendo gamberi & co gli animali che più si avvicinano agli insetti. Il mio giudizio finale è totalmente positivo e possibilista. Mi auguro che molti altri provino a fare lo stesso tipo di esperienza e che presto gli snack, ma anche altri alimenti a base di insetti, possano diventare disponibili in tutti i supermercati.
(Ps. no, Fucibo non mi ha pagata per scrivere questo articolo).