I complici insospettabili dello stupro di Palermo che vivono tra noi


Lo stupro di Palermo ha innescato una serie di considerazioni che forse le donne stanno producendo anche grazie al film Barbie che ha aperto gli occhi a molte di loro.
Sto leggendo molti post che per non ammettere il fallimento del sistema educativo italiano attribuiscono al porno le prodezze degli stupratori. Vi informo invece che il numero di stupri è molto più alto nei paesi dove il porno è vietato, come lo Yemen prima della guerra, dove tra l’altro le donne sono coperte dalla testa ai piedi, e vi ricordo che la pornografia moderna è stata lanciata dalla Svezia. Chiedetevi invece perché i fruitori maschi del porno (il 99% degli uomini) richiedano sempre più filmati che rientrano nella categoria “rape”.
Ve lo dico io: perché le donne hanno seguito l’evoluzione della specie e si sono emancipate, ma la maggior parte degli uomini non ci sta e guarda con rimpianto ai tempi del suprematismo maschile, persino quelli che sui social cercano di celarlo goffamente (ma bastano poche battute per sgamarli). Per cui stiamo vivendo in due epoche diverse e il rancore – vero e proprio – dal fronte maschile verso un sano e legittimo femminismo viene sfogato cercando di ristabilire le gerarchie attraverso l’unica cosa in cui gli uomini primeggiano: la forza fisica. Non è il porno a traviare i vostri figli, il porno si adatta alla domanda di mercato di giovani uomini gia traviati.

Ma sapete qual è la forma più subdola di maschilismo che sta emergendo a seguito dello stupro di Palermo?
Il prolificare di letterine sui social che i papà scrivono alle proprie figlie in cui con tono di pre-mansplaining e condimento di “not all men” insegnano alle figliole a “stare attente”. Ne sto leggendo di patetiche, mentre non leggo manco una ca*zo di riga di letterina ai figli maschi in cui gli dite che se abusano di una ragazza glielo scorciate voi stessi di un centimetro con la cesoia.
Ma ci prendete per sceme?

Altra manifestazione di maschilismo subdolo: i post dei semi agé che “rimpiangono il passato”, tipo quello che sta girando e che dice: “Sono cresciuto nelle comitive dove le donne si proteggevano, si rispettavano e si accompagnavano sane e salve a casa”.
Ma de che? Ma chi lo faceva? Pochi, pochissimi, molti meno di quelli che oggi dicono che erano diversi. Oggi Andrea Ghira avrebbe 70 anni e Angelo Izzo ne ha 67, sono proprio feccia di quel passato in cui gli stupri non venivano denunciati quasi mai perché al processo la donna veniva colpevolizzata e c’era il retaggio del matrimonio riparatore. Ho 56 anni e non ricordo un periodo della mia vita in cui mi sia sentita sicura nel camminare da sola per strada dopo il tramonto mentre ricordo molto bene la paura quando a 13 anni ero con le amichette d’estate a prendere il gelato e ci molestavano i 40enni. E ricordo la stizza con cui ti mollavano in macchina dove capitava quando capivano che non gliel’avresti data.
Ma bei tempi de che? Gli stupri erano moltissimi, smettete di fingere scenari che non sono mai esistiti, giusto per fare colpo sulle ragazzine che non c’erano e non vi possono smentire.

 

Photo by Sean Musil on Unsplash